Cosa blocca l’espansione di un’azienda familiare?

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Come comprendere se sei in una proprietà contesa

A chi appartiene davvero la tua azienda?
Senti di esserne proprietario o c’è qualcosa che ti sfugge?
C’è qualcuno che tira più forte di te all’estremità della corda?
Senti di aver fatto molti compromessi negli anni?
Quanti rospi stai buttando giù in nome del quieto vivere?
Quanti litigi sei costretto a sostenere o a evitare in azienda?
Senti di avere pieno il potere di decidere per la tua azienda?
I tuoi obiettivi e la tua visione aziendale sono condivisi dai tuoi soci e dai tuoi collaboratori?
Le tue mete personali e quelle professionali sono allineate oppure vanno in contrasto?

Queste domande non te le facciamo per metterti in guardia dalle persone che in questo momento sicuramente ti stanno aiutando a raggiungere importanti risultati, tutt’altro. Ciò che vogliamo è far sì che tu rifletta sulle cose che forse non stai affrontando da troppo tempo, e che in questo momento rischiano di paralizzare il tuo benessere e il tuo business.
Tu puoi far crescere un’azienda, puoi avere migliaia di collaboratori, puoi fare utili da milioni di euro, ma se in quell’azienda esiste una proprietà contesa, finirai per bloccarti.

Per “proprietà contese” si intendono tutte quelle cose di cui l’individuo sente che dovrebbe essere proprietario o responsabile ma, di fatto, non è così. In sostanza, la proprietà contesa è qualcosa che due o più persone desiderano, in merito alla quale, per diversi motivi, non riescono a trovare un accordo.

Si tratta di una proprietà in cui sono coinvolte due o più persone che remano in direzione opposta e che, alla fine, non riescono ad arrivare a una conclusione chiara, certa, a una soluzione che vada bene per tutti. In questi casi, l’obiettivo non è più visto come un risultato, ma diventa un “compromesso accettabile”.
Immaginati di avere una corda in mano, di cui ritieni di essere il proprietario. È tua, ma all’estremo opposto di quella fune c’è qualcun altro. All’inizio quel qualcuno non si muove, non dice nulla, poi improvvisamente senti scivolare via la corda dalle tue mani. La persona all’altro capo della corda sta iniziando a tirare, dicendo: “La corda è mia”. A quel punto, anche tu ti mobiliti. Nessuno può portarti via ciò che è tuo. La fune ora è tesa, fra le mani dell’uno e dell’altro: è contesa.

Ognuna delle parti tira la corda a sé, più forte che può. Tu inizi a sentire la fatica, resistere in quella situazione sta diventando insostenibile. Le mani bruciano, le gambe iniziano ad abbandonarti, ma non puoi mollare. La corda è tua, anche se qualcuno, dall’altro lato, sostiene il contrario. Devi resistere, eppure è sempre più difficile, nessuno dei due abbandona la sua posizione, nessuno dei due cerca un accordo. Quanto può andare avanti questa situazione? Finché uno dei due non vince — penserai — e invece no.
Le cose andranno avanti così fino a che non sarà la stessa corda a spezzarsi, a frantumarsi in mille pezzi a seguito della grande tensione. E — pensa un po’ — una volta che la corda si sarà rotta, tu e l’altra persona che da tempo la state tirando da una parte e dall’altra, cadrete a terra esausti. Chi vincerà alla fine? Nessuno. E ciò che resterà di questa immane fatica, non sarà altro che una corda rotta che non serve più a nessuno. Resteranno due persone infelici, nonché totalmente affaticate, a mani vuote.

Spesso quella corda è la tua azienda, in cui ai sommi capi ci sei tu e qualcun altro. Magari il tuo socio, magari il tuo partner, magari un tuo collaboratore. Insieme ruotate attorno a una proprietà che di fatto non si sa di chi è, non si sa di chi è la responsabilità, e senza rendervene conto, dopo un po’ di tempo — tra duro lavoro, sacrifici, litigi e disaccordi — tutto si rompe, si distrugge. Come è possibile? Se io sono il titolare dell’azienda, l’azienda è mia, non ci sono dubbi. Anche con un socio la questione è abbastanza semplice, no?! Esistono delle precise percentuali sulla carta! Per non parlare dei
collaboratori. Loro non decidono niente, in fondo è il titolare che li paga, perché mai dovrebbero competere con lui in fatto di proprietà?

Le cose in realtà, sono molto più intricate di quello che sembrano. Mentre alcune situazioni possono essere risolte grazie a nuovi accordi, altre si chiudono davvero solo abbandonando la nave. Alla base, però, c’è sempre da sciogliere alcuni compromessi, tutte quelle cose che in un modo o nell’altro ci siamo fatti andare bene contro il nostro stesso interesse. Non è un caso che solo il 4% delle PMI italiane riesce a sopravvivere durante la fase del passaggio generazionale. Quest’ultimo è una delle tipologie di “proprietà contesa” più classiche e comuni, specialmente nel nostro territorio, in cui tantissime aziende nascono come aziende di famiglia. Una delle tipologie, ma non la sola.

A volte qualcuno crede di sapere gestire anche le situazioni di grande contrasto, va avanti imperterrito nonostante i disaccordi e le contese, pensa di avere il potere e il controllo su tutto, ma spesso non è così. Anzi, gli imprenditori tendono a farsi governare dalla paura: hanno paura di prendere decisioni drastiche perché temono che qualcuno se ne vada, che qualcuno chieda loro del denaro, che qualcuno dica di loro che sono dei falliti. Ed è così che, alla fine, rimangono sotto scacco, impotenti nella loro stessa azienda, vittime della loro stessa creatura.

La maggioranza delle aziende a un certo punto smette di crescere proprio per queste situazioni. Se non hai una vera e libera capacità decisionale, non hai nemmeno la piena responsabilità dell’andamento della tua attività.
Quando senti di avere le mani legate, sai che al di là di ogni tuo sforzo ci sarà sempre qualcuno che andrà in una direzione opposta. A quel punto, se non te ne rendi conto, a poco a poco tenderai ad abituarti alla cosa, inizierai a credere che “ormai è così”, che “ormai non puoi farci nulla”. Ed è proprio quando inizi a pensare a cose del genere… puoi essere certo di esserti cacciato in una proprietà contesa.
In quella situazione, in termini imprenditoriali, NON SEI PIÙ TU, l’azienda ti ha assorbito completamente, ti sei annullato come essere umano. Tu non possiedi più la tua azienda, ma è lei che possiede te e a mano a mano ti corrode da dentro ogni giorno di più. La tua vita diventa un incubo.

Le nostre emozioni sono il campanello più grande a riguardo, il primo sintomo che dovremmo ascoltare per capire se abbiamo perso di vista la rotta. Tu come stai? Quali sono le emozioni che provi più spesso? Rabbia? Paura? Frustrazione? Delusione? Tristezza? Sei diventato completamente “indifferente” alle cose? Oppure senti di avere grande energia, sei allegro ed
entusiasta di andare in azienda la mattina e di tornare a casa la sera?

Dov’è finita la tua idea iniziale? Dove è andato il tuo grande sogno? Quello che ha dato il via a tutto quanto, quello che ti faceva brillare gli occhi ogni volta che parlavi del tuo lavoro e dei tuoi progetti?

Se stai vivendo tutto questo, è il momento di alzare la mano e di chiedere aiuto. Nel nostro libro “AZIENDE CONTESE, Guida pratica per imprenditori su come trovare l’equilibrio tra mente e cuore nelle imprese familiari” abbiamo spiegato come
come identificare e come superare le proprietà contese, fornendo dei consigli utili per uscire dalle sabbie mobili, ritrovare l’entusiasmo e vincere.

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a cura di Aline Improta

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